Antibiotici in pediatria, studio: «Possono aumentare rischio di allergie»
Un recente studio negli Stati Uniti evidenzia che i bambini che hanno ricevuto antibiotici erano ad aumentato rischio di asma e allergie infantili. Somministrare antibiotici ai bambini può aumentare il rischio di sviluppare allergie. Questo è quanto emerso dallo studio «Association Between Use of Multiple Classes of Antibiotic in Infancy and Allergic Disease in Childhood», presentato lo scorso dicembre sulla rivista scientifica Jama Pediatrics. Il lavoro ha riguardato lo studio delle prescrizioni relative a cinque classi di antibiotici: penicillina, penicillina con inibitore della beta-lattamasi, cefalosporina, sulfonamide e macrolide. Le informazioni sono relative a 798.426 bambini, nel database del Sistema sanitario militare statunitense, dal 2001 al 2013, monitorando le prescrizioni di antibiotici nelle diagnosi infantili e allergiche durante l’infanzia.
Da quanto emerge da un’analisi preliminare è che circa il 17% dei piccoli pazienti è stato curato con uno o più cicli di antibiotici. Inoltre, controbattendo i dati in possesso, i ricercatori hanno evidenziato che l’assunzione di un antibiotico era associata ad un rischio significativamente maggiore di anafilassi, asma, allergie alimentari e allergie e infiammazione della pelle, delle vie respiratorie e degli occhi. La sola somministrazione di penicillina ha aumentato il rischio del 30 percento, i macrolidi del 28 percento e le cefalosporine del 19 percento, rispetto ai neonati che non avevano ricevuto alcuna prescrizione antibiotica. Il fenomeno del rischio di allergie è collegato dunque a quello dell’antibiotico-resistenza. Lo scorso novembre è stato presentato il rapporto chiamato “Surveillance of antimicrobial resistance in Europe”, redatto dallo European Centre for Disease Prevention and Control, in materia di antibiotico-resistenza.
Il documento esamina questo caso in 30 Paesi, tra quelli membri dell’Unione europea o appartenenti allo spazio economico europeo, per quanto riguarda l’anno 2018. «Come negli anni precedenti – si legge nel testo – il fenomeno dell’antibiotico-resistenza evidenzia ampie differenze in Europa in funzione del tipo di batteri, dei gruppi di antibiotici o della regione geografica. Per numerose combinazioni, da un lato, di batteri, e dall’altro gruppo di antibiotici, è evidente l’esistenza di un gradiente Nord-Sud e Est-Ovest. In generale nei Paesi settentrionali vengono viste percentuali di resistenza più basse, mentre nelle aree meridionali ed orientali vengono registrate quelle più alte. L’alta variabilità del fenomeno conferma la necessità di investimenti per rafforzare le buone pratiche».